Fu presidente del Teramo dal 1997 al 2008: dalla promozione in C1 alla B sfiorata al fallimento, il suo nome è legato alla storia del calcio. Fu però tradito dalla salute
TERAMO – Dieci anni fa ci lasciava Romy Malavolta, ad appena 43 anni. Un ragazzone, un giovane industriale, un giovane presidente, che se lo conoscevi potevi solo amarlo. Con i suoi pregi (tanti) e i suoi difetti (altrettanti). Che nella sua breve presenza terrena aveva fatto una scelta: vivere la vita spericolatamente. Il suo sorriso e la sua generosità non avevano limiti. La musica, le auto, le donne, gli scampi, la Roma e il ‘suo’ Teramo: c’erano alcune cose su cui non era possibile discutere con lui, figuriamoci il calcio e la sua fede biancorossa era sconfinata, e ne viveva le gioie e i dolori con eguale eccesso di foga.
A strapparlo alla vita, alla famiglia e agli amici, quella mattina del 23 aprile 2012, al Policlinico di Roma, fu l’ennesima aggressione di un destino che sulla sua salute si era accanito oltremodo e che lo aveva costretto a un doppio trapianto.
Al nome di Romy sono legate alcune delle più importanti vicende calcistiche degli ultimi anni, nel bene e nel male: da presidente del Teramo calcio si ricorderanno le promozioni e la serie B sfiorata con i grandi nomi dei calciatori ingaggiati in maglia biancorossa, ma anche il periodo buio del fallimento e della scomparsa della squadra dal panorama calcistico professionistico.
Terzogenito dei quattro figli dell’industriale Aristide Romano, Romy si era avvicinato agli affari di famiglia a metà degli anni ’90. Superata la crisi fisica dell’estate del 1996, quando l’equipe cardiochirurgica del professor Viganò lo sottopose a Pavia al trapianto di cuore – donato da una giovane donna -, a causa di una grave forma di cardiomiopatia dilatativa, Romy assunse la guida di una delle aziende di famiglia, la Tonini, affiancando il padre e il fratello maggiore Mario in quella che poi divenne la holding Foodinvest Group. Fu proprio nell’anno del superamento delle difficoltà personali che il giovane industriale assunse la presidenza del Teramo Calcio, subentrando a Nanni Cerulli Irelli. Era il 1997. Da allora la sua esperienza sportiva nel calcio cittadino fu un’escalation di successi, culminati nella stagione 2001-2002 con la promozione in Serie C1 dopo oltre una decina di anni trascorsi nella serie inferiore: quella squadra, allora allenata da Luciano Zecchini, era composta da fior fiore di giocatori, diventati poi ottimi professionisti del pallone, come Terlizzi, Carrozzieri, Biso, De Angelis, Myrtaj. L’anno successivo, con l’arrivo di Simone Motta e Simone Pepe, la squadra centra il quarto posto in C1, ma i play-off per la Serie B sono sfortunati perchè il Teramo perde dal Martina nella gara di ritorno e vede sfumare così il sogno finale per la serie cadetta. Fasi alterne di fortuna e sfortuna, polemiche extrasportive, un carattere decisamente ‘focoso’ e una passione infinita, quasi smodata, per il calcio e la maglia biancorossa, hanno portato il giovane presidente del Teramo a convivere con sempre maggiori problemi della squadra. E, dopo la retrocessione in C2 della stagione 2006-2007, nel 2008, dopo una serie di vicissitudini societarie e diversi tentativi di passaggio di proprietà del club, la squadra è scomparsa dal calcio.