Pena più alta di quella chiesta dal pm: il delitto a Silvi, nella notte tra il 13 e il 14 giugno di tre anni fa. Il figlio aggredì il padre per difendere la madre
TERAMO – I giudici della Corte d’assise di Teramo, presieduta da Flavio Conciatori (a latereFrancesco Ferretti), hanno condannato a 25 anni di reclusione per omicidio volontario, Giuseppe Di Martino, l’architetto 48enne di Silvi accusato della morte del padre Giovanni, al culmine di una lite scoppiata nella loro abitazione di Silvi nella notte tra il 13 e il 14 giugno di 3 anni fa (nel 2019).
La Corte ha cioè aumentato di un anno la condanna a 24 anni chiesta dal pubblico ministero Enrica Medori, la quale ha sempre sostenuto l’ipotesi dell’omicidio volontario per strozzamento, al contrario di quanto l’avvocato Marco Pierdonati, legale dell’imputato, sosteneva: la morte sarebbe sopraggiunta per una caduta accidentale nel corso della lite scoppiata tra padre e figlio, con quest’ultimo che era intervenuto per prendere le difese della madre che aveva deciso di lasciare il marito.
Sul processo e forse anche sulla sentenza, ha pesato il mistero di quanto accaduto nelle ore immediatamente successive a quell’episodio nella casa di Silvi. L’imputato e la madre si erano presentati al pronto soccorso dell’ospedale di Atri, con il cadavere in auto e circa due ore dopo l’accaduto, riferendo che l’uomo aveva battuto la testa sul tavolinetto del soggiorno dopo essere stato involontariamente spinto dal figlio durante la discussione. E il luogo del delitto era stato ripulito dal sangue dalla donna, prima dell’arrivo degli investigatori.
Di fronte alle richieste del la pubblica accusa, la difesa aveva invocato l’eccesso colposo di legittima difesa oppure in subordine l’omicidio preterintenzionale.
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