Di Stefano, ex assessore della giunta Brucchi tornato sulla scena politica, sottolinea la debolezza di D’Alberto ma lancia un ultimatum alla coalizione che “rischia di perdere Gatti, il miglior candidato sindaco possibile”
TERAMO – C’è una parte, a suo dire, del progetto ‘Fare grande Teramo’ del già candidato sindaco Mauro di Dalmazio, che non ha mai condiviso l’ingresso nella maggioranza D’Alberto (motivo per il quale uscì dal movimento civico) e che oggi critica fortemente l’ingresso in giunta com Graziano Ciapanna
Erano i ‘rudiani’, quella parte che sosteneva l’iniziativa di Rudy Di Stefano, che oggi torna sulla scena politica per definire l’operazione, a qualche mese dal voto, “la dimostrazione della debolezza del sindaco D’Alberto“. L’ex assessore al decoro, al patrimonio, ambiente e protezione civile della giunta Brucchi, primo dei votati nelle amministrative del 2014 con 897 voti, di recente disponibile alla candidatura con ‘Noi con l’Italia’ alle politiche (poi ritirata) e prima ancora candidato alle regionali del 2019 con Azione Politica di Gianluca Zelli, in odor di (ri)schieramento nel centrodestra, torna sulla scena per dire la sua sulla ‘blindatura’ della coalizione dalbertiana: “In merito al tragicomico rimpasto di giunta del Sindaco D’Alberto – al solo fine di evitare possibili equivoci – corre l’obbligo precisare che, quella che fu, l’alleanza elettorale Fare grande Teramo (composta da due liste civiche: una di riferimento a Di Dalmazio ed una di riferimento al sottoscritto) di fatto si sciolse all’indomani del voto comunale – dice Rudy -.. Oggi, solo una parte di quell’alleanza è entrata in Amministrazione!”, perché l’altra se ne uscì restando “coerente con il percorso fatto e con quanto fu detto in campagna elettorale. Alternativi al centro sinistra!“
“Ricorrere al rimpasto di giunta per costruire una nuova alleanza elettorale, ben diversa da quella che si presentò alle elezione quasi cinque anni fa (vedi le tante fuoriuscite sostituite prima con l’allargamento a Cavallari ed oggi a Di Dalmazio) – sostiene l’ex assessore -, certifica il fallimento della maggioranza (o di quello che n’è rimasto). Tra l’altro cosa unica in Italia, che storicamente vede il Sindaco uscente forte con una maggioranza ben definita e coesa“.
Ma Rudy, che si dimise dalla giunta che governava la città nel maggio 2016, ne ha anche per il centrodestra, “che dovrebbe far tesoro dell’esperienza passata, e non può pensare di poter vincere affidandosi solo agli autogol (se pur clamorosi) degli avversarsi. Si rischia di perdere la disponibilità del miglior candidato Sindaco possibile (Paolo Gatti) e con un progetto ancora da costruire. Siamo in ‘zona Cesarini’, pertanto non è più rimandabile lavorare ad un programma credibile e realizzabile, che tenga conto delle tante difficoltà che oggi i cittadini affrontano, guardando con ottimismo (grazie anche alla filiera che inevitabilmente si verrebbe a creare con il Governo nazionale e regionale di centrodestra) alle possibilità che arrivano dal PNRR e dai tanti finanziamenti europei disponibili e fin ora mai davvero sfruttati”.
“Tuttavia – aggiunge Di Stefano -, se quelli che considero i nostri futuri alleati commettono a loro volta un altro autogol, aspettando le calende greche per individuare il candidato Sindaco o, peggio ancora, scegliere in extremis un candidato purché sia, senza condivisione, senza un progetto forte per la Città, realizzato con il coinvolgimento delle parti sociali, dei comitati e delle associazioni: ritengo doverosa una seria riflessione sul nostro sostegno.
“Se il centrodestra intende protrarre ulteriormente questo ‘impasse’, non esiteremo a prendere in mano l’iniziativa, proponendo una candidatura a Sindaco sostenuta da un progetto politico, alternativo al centro sinistra, ispirato realmente ai valori liberali e cattolici e che abbia nel mondo dell’associazionismo e del volontariato il suo punto di forza”.