Luca Di Teodoro, 45 anni, era di Colleatterrato. E’ morto al San Donato dove era stato trasferito nel reparto psichiatrico
TERAMO – Aveva chiesto attraverso il suo legale di avere misure alternative alla detenzione in carcere, Luca Di Teodoro, il detenuto 45enne di Colleatterrato che si è tolto la vita nel carcere di San Donato a Pescara domenica sera. I suoi precedenti, la difficile convivenza con la famiglia e le frequenti liti con i genitori, ma soprattutto la patologia diagnosticata dai medici penitenziari, erano state al tempo stesso la sua seconda condanna. Per il giudice di sorveglianza aveva respinto l’istanza e l’organizzazione carceraria ne aveva deciso il trasferimento da Castrogno in un penitenziario, quello pescarese, che avrebbe dovuto essere più a misura del suo quadro clinico, disponendo di un reparto psichiatrico.
Ma non ce l’ha fatta. Domenica sera si è impiccato alle sbarre della sua cella, senza che il personale delle polizia penitenziaria potesse fare qualcosa per salvarlo.
La denuncia del Sappe, il sindacato, è ricorrente: «Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato -, commenta amareggiato Donato Capece, segretario generale del Sappe, che sottolinea come «il pur tempestivo intervento degli Agenti non ha potuto evitare che riuscisse a togliersi la vita». Per il Sappe, «la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni».