A Catanzaro si definiscono le posizioni di chi ha scelto il ritro abbreviato davanti al gup. Nel caso coinvolti tre teramani tra i quali il medico no vax Petrella e il commercialista Gambini
CATANZARO – Prime condanne nell’inchiesta della procura di Catanzaro sul fantomatico ‘Stato antartico di San Giorgio’, la presunta maxi truffa svelata della Digos di Catanzaro. Il gup del tribunale calabrese Gabriella Pede al termine del processo con rito abbreviato ha condannato Emanuele Frasca, di Squillace, a 2 anni e mezzo di reclusione, Christian Lacalandra, di Lucca, a 8 mesi, Claudio Martino, di Roma, a 10 mesi e Rocco Viva, di Ruffano (Lecce) a 8 mesi. Il giudice ha concesso la sospensione della pena ma ha condannato i quattro imputati al risarcimento del danno nei confronti dell’unica parte civile costituita rappresentata dall’avvocato Alessio Spadafora. Una quinta persona è stata assolta.
Hanno invece patteggiato la pena Aldo Piattelli, di Roma, condannato a un anno e mezzo di reclusione; Manuel Casara di Viterbo, a 9 mesi, Giuliano Sartoron di Borgoricco (Padova), a un anno e 10 mesi. Inoltre Philip Chircop, 71 anni di Malta, la cui posizione era stata precedente stralciata, ha optato per l’ordinaria udienza preliminare ed è stato rinviato a giudizio.
Ricordiamo che nel processo sono coinvolti tre teramani, per i quali il processo chiesto e ottenuto dal procuratore Nicola Gratteri, è attualmente in corso a Catanzaro: si tratta del noto medico no vax Roberto Petrella (difeso dall’avvocato Tommaso Navarra), il commercialista Enrico Gambini (difeso dall’avvocato Cataldo Mariano) e del consulente tecnico di Pineto, Federico Lombardi (difeso dall’avvocato Maria Assunta Chiodi). Associazione a delinquere, truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio e riciclaggio sono i reati contestati alle persone coinvolte. Per gli inquirenti si sarebbe trattato di una vera e propria truffa, le presunte vittime, in cambio di documenti, la promessa di tasse al 5% e varie agevolazioni fittizie, avrebbero pagato somme di denaro (tra i 200 e i 1.000 euro) che sarebbero finite in parte nelle tasche dei promotori della presunta associazione. Si parla di oltre 400mila euro che sarebbero poi stati al centro di un’operazione di riciclaggio attraverso un conto estero in territorio maltese.