“Direttore generale, è possibile evitare la via crucis per i farmaci ai malati oncologici?”

La lettera di un paziente alla Asl: per ritirare il medicinale salva vita obbligati a passare per la Medicina e la Farmacia ospedaliera con doppie file e tanti disagi: è possibile snellire o fare ricorso all’online?

TERAMO – Egregio signor direttore generale della Asl è possibile affrontare (e magari risolvere) il problema del disagio dei malati oncologici che si affidano a un protocollo terapeutico di uno specialista ospedaliero di fuori regione (ma sempre sistema sanitario nazionale), che sono costretti a un vero e proprio “percorso penitenziale” per approvvigionarsi del farmaco salva-vita prescritto, tra reparto di medicina e farmacia ospedaliera, affrontando file e nuove file, con innumerevoli disagi, e ogni volta che il farmaco finisce? Lo chiede un lettore di emmelle.it, che chiede anche all’assessore regionale alla salute uno snellimento della procedura, mattendo da parte la burocrazia e affidarsi al buon senso e alla comprensione.

Venerdì scorso ho completato la ‘riconciliazione’ ovvero il percorso penitenziale imposto ai pazienti oncologici, che osano avere un protocollo terapeutico stilato da uno specialista ospedaliero del SSN extra-regionale. Il percorso penitenziale di ‘riconciliazione’ – sì, si chiama proprio così -, pare, sia stato ‘pensato’ – mi si perdoni l’ossimoro -, di recente, da qualche burosauro dell’assessorato alla salute pescarese. Il paziente-suddito, per ottenere il farmaco che gli è necessario, non deve recarsi in chiesa, come si potrebbe legittimamente pensare, ma nell’ambulatorio del proprio medico di base. Dopo la giusta fila d’attesa, ottenuta la relativa ‘ricetta rossa’, deve recarsi presso il reparto medicina dell’ospedale di Teramo rigorosamente solo di venerdì dalle ore 11,30 alle 13,30, se non è giorno festivo. Qui, dopo ulteriore fila d’attesa, un medico – ridotto a mero scrivano – ricopia a mano la ricetta del medico di base e la consegna al paziente-suddito. Questi, con tale ‘nuova’ ricetta, si deve recare alla farmacia dell’ospedale aperta solo il martedì e il venerdì per ottenere, dopo aver fatto la fila d’ordinanza, il farmaco… se disponibile. Se no… nuova fila il martedì o il venerdì successivi. Quando ha terminato la confezione del farmaco… il percorso penitenziale si ripete ancora e ancora, fino alla… fine, guarigione o morte che sia!

Imporre una via crucis – giusto per assonanza alla riconciliazione – del genere, soprattutto se il paziente lavora e non risiede a Teramo città e deve prendersi le ferie, è una cosa indecente, nel XXI secolo. Si tratta, infatti, di un mero passaggio di carte che potrebbe essere TUTTO, MA PROPRIO TUTTO, effettuato per via telematica, fatta salva la consegna del farmaco. Questo, peraltro, potrebbe essere reso disponibile in una farmacia del territorio più facilmente accessibile di quella dell’ospedale. In ogni caso, non è paradossale che le ulteriori confezioni del farmaco non siano rese disponibili, fino al termine del protocollo terapeutico, direttamente in farmacia, senza ulteriori percorsi penitenziali?

Mi scuso se disturbo con questa mia, ma non sono riuscito a parlare per via telefonica con la VMI: era occupata in una riunione. Ho lasciato il mio numero. Mi ero illuso che la VMI mi avrebbe richiamato. Non avevo tenuto conto che questo tipo di cortesia, probabilmente, è riservata ai soli membri della casta degli eletti e che il mio stato di povero anziano paziente-suddito oncologico non me ne rende degno!

Evitare ai pazienti oncologici e non, trafile burocratiche inutili, alleviando, anche se di poco, la loro condizione, non proprio felice, in realtà, dovrebbe essere percepito come dovere dalla potente organizzazione di codesta ASL, direzione sanitaria in testa. Capisco, però, che immaginare che in Abruzzo i servizi pubblici possano essere al servizio dei cittadini e non il contrario, è il divagare onirico di un povero vecchio! Ossequiosi saluti e umilissime scuse per il disturbo, Vostra Maestà Illustrissima”.

Lettera firmata

Leave a Comment